Alle 20 precise

Produzione Archipelagos Teatro 

Drammaturgia Marco Morana

Lettere e poesie Antonino D’Angelo

Regia Maria Chiara Pederzini

Musica Michele Deiana

Con Gioia D’Angelo

Presentazione del lavoro su Antonino D’Angelo 

Il Dottor Antonino D’Angelo, nato a Catania il 29 luglio 1912, laureato in Giurisprudenza e Commissario di Pubblica Sicurezza a Udine, è stato incarcerato come prigioniero politico per 40 giorni e deportato il 26 agosto 1944, all’interno di un carro bestiame, prima al centro di smistamento di Dachau e poi a Mauthaunsen. Non avrebbe fatto ritorno.

Era inserito in un elenco in possesso di partigiani catturati dai nazifascisti. Non ha combattuto al fianco del partigiani ma era di sentimenti antinazisti e, venuto a conoscenza in Questura dei piani dei tedeschi per il rastrellamento degli uomini della popolazione rurale friulana destinati al lavoro coatto in Austria, provvedeva ad avvisare gli interessati affinché non si facessero trovare, ben sapendo che per una famiglia contadina la privazione dei maschi voleva dire fame e rovina.  Essendosi trovato nelle condizioni di poter risparmiare sofferenze a degli innocenti, lo ha fatto con generosità, conoscendo le possibili tragiche conseguenze delle sue azioni. 

Antonino D’Angelo era il padre di mia madre e ho il privilegio di portare il suo cognome. 

Il mio racconto si basa sulle testimonianze dei miei cari – mia  nonna, mia mamma e mio zio - e su alcuni suoi scritti, le lettere che scriveva a mia nonna dal lavoro, dal carcere in via Spalato, quelle gettate dal treno merci che i partigiani portarono a mia nonna, il taccuino di poesie scritte da lui, le testimonianze di chi veniva a portare sue notizie. 

Mio nonno non ha più fatto ritorno. Mia nonna Elisa lo ha aspettato sempre. Resistere è partire e non tornare, ma resistere è anche restare e aspettare per tutta una vita. 

Questa è la storia che Maria Chiara Pederzini, con la sua regia, ed io vogliamo raccontare. Siamo due donne, e le donne hanno da sempre il dono, la forza e il compito di portare avanti e tramandare le storie di famiglia, per tenerle vive. E il teatro è il luogo delle storie. 

Questo progetto è sostenuto e patrocinato dal Comune di Udine, dalla Questura di Udine e dall’Associazione Nazionale della Polizia di Stato, che ogni 27 gennaio ricordano mio nonno e gli altri 8 deportati, dall’ANPI (Ass. Nazionale Partigiani d’Italia) e dall’ ANED (Ass. nazionale ex deportati di Udine).


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